I prossimi impegni

Liberaldemocratici: una pianta dalle mille radici

di Saverio Collura

Prendo a prestito una citazione di Carlo Cattaneo, in parte reinterpretandola, per ritornare sul progetto del Pri, che mi sembra, finalmente, entrato nell’agone politico repubblicano, ma che nel contempo rischia di sbrindellarsi in tanti piccoli ed egoistici (quindi inutili, se non addirittura dannosi) rivoli di attività e di pensiero. Infatti, nel momento in cui si manifesta in tutta la sua potenzialità politica e programmatica l’idea del progetto repubblicano liberal-democratico, assistiamo ad una curiosa situazione, per molti versi contraddittoria, per cui aumentano i momenti ed i luoghi di discussione e di approfondimento del disegno progettuale, cosa questa che farebbe ben sperare in un’ottica di prospettiva espansiva; ma nel contempo sembrano anche moltiplicarsi le tentazioni individualistiche di pensare di poter rappresentare ed interpretare, autonomamente e con iniziative di "nicchia", al meglio, rispetto ad una operosità corale, l’efficacia del progetto stesso: da ciò il pericolo serio di un possibile sbriciolamento. Il progetto liberal-democratico può esprimere tutta la sua intensità solo se percepito non come uno dei tanti aleatori movimenti che si sono materializzati, in questi ultimi venti anni, attorno ad una persona o ad un obiettivo settoriale, anche se positivo, ma come una soluzione politica per l’Italia del ventunesimo secolo, con finalità strategiche, consistenti, efficaci e di lunga durata: cioè una solida pianta dalle mille radici, che la alimentano e la rigenerano nelle sue azioni programmatiche e di governo.

Se i tanti gruppi, movimenti ed associazioni, che hanno trovato nella proposta liberal-democratica una seria motivazione per riprendere un impegno politico attivo ed operativo, sapranno comprendere l’esigenza e l’importanza di un’azione convergente, coordinata e fortemente finalizzata ad un obiettivo nazionale e di ampio respiro, allora saranno essi stessi radici fondamentali per le prospettive della democrazia e dello sviluppo economico e sociale del nostro Paese. Viceversa vivranno lo spazio di una stagione, accumulando delusioni, insoddisfazioni ed insuccessi; ma forse anche rallenteranno, o persino penalizzeranno il progetto che li ha stimolati e li ha sollecitati all’impegno diretto.

Sono convinto che queste considerazioni riguardino le iniziative esterne al Pri e, forse con maggiore enfasi, quelle interne al nostro Partito. Sicuramente la costituente liberal-democratica non può e non deve essere una prerogativa del Pri, e tanto meno un appannaggio della dirigenza repubblicana, pur anche la più alta e/o la più prestigiosa; e credo che se sino ad ora non c’è stata questa prevaricazione, non vedo né fatti nuovi, né condizioni diverse perché la situazione in atto, positiva, possa venir cambiata. Per questo auspico che ogni singolo repubblicano sappia trovare le giuste motivazioni e gli efficaci stimoli per agire ed operare in modo convergente e sincrono nella prospettiva dell’appuntamento autunnale della costituente liberal-democratica. In questo contesto, credo sia necessaria una riflessione su due questioni, che in quest’ultimo periodo (in un certo senso inutilmente) hanno turbato il sereno dibattito ed il confronto nel Partito: penso alla questione del cosiddetto "perimetro" (mi sembra di capire che si tratti delle alleanze) dell’azione politica (non ho capito bene se del Pri o della costituente) da attivare nel prossimo periodo; nonché della subalternità del progetto politico alla non ancora definita nuova legge elettorale. Sono entrambe due questioni di sicuro rilievo se sono poste non in modo pretestuoso e/o strumentale. Comunque diciamo subito che sarebbe impossibile anche solo pensare che un soggetto politico di ispirazione repubblicana liberal-democratica possa ipotizzare rapporti elettorali con partiti che contrastino la prospettiva dell’Unione degli Stati Federali del Continente europeo. O voglia prefigurare alleanze di governo con chi sta boicottando, in modo irresponsabile, l’impegno in atto di ricostruzione morale, politica, economica e sociale dell’Italia, o con chi avesse in mente, per tornaconto elettorale, di non impegnarsi esplicitamente su un programma di governo in linea con gli obiettivi di rigore nei conti pubblici, di taglio della spesa corrente, di sostegno prioritario allo sviluppo, all’innovazione ed alle liberalizzazioni; che sono, non dimentichiamolo, punti focali delle nostre tesi progettuali, recepite dalla mozione congressuale. Ci sono, mi sembra, tutte le condizioni per muoversi unitariamente in vista dei prossimi impegni.